Allenatori

LUIGI BARBESINO

Primo piano di Luigi Barbesino

DATI ANAGRAFICI DI LUIGI BARBESINO

Nasce a Casale Monferrato (Alessandria)

Nasce il 1/5/1894

Muore a Canale di Sicilia (disperso)

Muore il 20/4/1941

STATISTICHE CON LA ROMA

Stagioni: 4 (1933-34, 1934-35, 1935-36 e 1936-37)

Panchine: 137 (124 in Serie A, 7 in Coppa Italia e 6 in Coppa dell’Europa Centrale) 

Score: 63 V – 30N – 44 P

Luigi Barbesino è un tecnico piemontese che abbina rigore e disciplina con sapienza tattica. Vanta un passato da calciatore prodigio giocando da centromediano e risultando una diga al centro della difesa capace anche di efficaci sortite offensive. Esordisce in nazionale a diciotto anni, in occasione delle Olimpiadi di Stoccolma del 1912, e vince uno storico scudetto con il Casale nel 1913-14, appena ventenne. Nonostante l’età è però già un leader e, oltre a portare la fascia da capitano, funge anche da guida tecnica per i suoi compagni, in una epoca in cui gli allenatori italiani sono una rarità. La Grande Guerra è alle porte e, complice anche una lunga squalifica rimediata per una rissa, determina la fine della carriera da calciatore di Barbesino, che intraprende quella da allenatore portando subito il Legnano in Serie A.

Luigi Barbesino alla guida della “Roma di Testaccio”

Nell’estate del 1933 Renato Sacerdoti si affida a Luigi Barbesino, neo-diplomato alla Scuola Federale, per rilanciare la Roma dopo la gestione di Baar e Kovacs. Il tecnico piemontese, primo grande allenatore italiano della Roma dopo la breve parentesi di Baccani nel 1929, compie una vera e propria rivoluzione. Se i tecnici inglesi Garbutt e Burgess sono stati la prima guida tattica della squadra, Barbesino è il cultore del lavoro atletico messo al servizio di una duttilità tattica all’avanguardia. Il suo è un gioco fatto di velocità, atletismo, sovrapposizioni e scambi di ruolo che rappresentano una novità assoluta per il calcio italiano dell’epoca.  Ecco esercizi con gli anelli, le parallele e sedute di palestra che è lui stesso a studiare. Nel 1934 fa realizzare un piccolo campo da tennis e prova addirittura a chiudere Testaccio ai tifosi per gli allenamenti, ma il provvedimento resiste soltanto poche settimane.

Luigi Barbesino su Il Calcio Illustrato
Gli esercizi ginnici di Barbesino su Il Calcio Illustrato
Barbesino guida gli allenamenti
La serietà di Barbesino durante gli allenamenti

Lo scudetto sfiorato da Barbesino con la Roma nel 1935-36

Nonostante il disappunto di alcuni senatori (Ferraris IV e Scopelli su tutti) per i suoi metodi, Barbesino gestisce con autorevolezza lo spogliatoio e la sua Roma migliora di anno in anno, con un quinto e un quarto posto nei suoi primi due campionati. Ma è nella stagione 1935-36 che sta per compiersi il miracolo. L’annata parte in salita e sembra persa in partenza per via delle dimissioni di Sacerdoti e, soprattutto, della fuga dei tre oriundi timorosi di dover partire per il fronte. Ed è qui che Luigi Barbesino realizza il suo capolavoro perché riesce a tenere le redini della squadra e a sopperire ai tanti problemi con la Roma che rimane in lotta per lo scudetto fino all’ultima giornata e che arriva seconda ad un solo punto dal Bologna campione. E con Barbesino che sopperisce all’assenza di Guaita schierando in attacco il giovane Di Benedetti o, addirittura, l’esperto terzino Gadaldi.

La Roma 1935-36
Barbesino con una Roma 1935-36
A bordo campo per seguire da vicino i suoi ragazzi nel 1935-36
A bordo campo, in ginocchio, per seguire da vicino i suoi ragazzi

La fine del rapporto con la Roma

Nel campionato 1936-37 il miracolo di Barbesino non si ripete. Con lo scudetto sfiorato nella stagione precedente si è esaurita l’energia positiva della squadra, che scivola verso uno scialbo decimo posto finale. Il tecnico conduce però la Roma alla prima finale di Coppa Italia, persa per uno a zero contro il Genova sul campo neutro di Firenze e per un gol subito a pochi minuti dal termine. Subito dopo l’allenatore conviene che il suo ciclo a Roma è giunto al termine e lascia la conduzione tecnica in vista del campionato successivo. Lo attende una ultima panchina a Venezia, in Serie B, nel 1938-39, che lascia prematuramente nel mese di Marzo per arruolarsi nella Regia Aeronautica come ufficiale.

La morte di Luigi Barbesino

Ottenuto il brevetto da osservatore d’aeroplano, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Barbesino è assegnato ad una squadra di ricognizione e bombardamento che opera in Sicilia. Con gli aerei trimotori Savoia-Marchetti S.M. 79 Barbesino esegue numerose operazioni di guerra partendo dalla base siciliana di Sciacca e agendo sul Mediterraneo centrale. Il 20 aprile 1941 prende parte ad una missione che si svolge in condizioni meteorologiche pessime e il suo aereo non farà mai ritorno, con l’intero equipaggio dato per disperso. Questo fatto lascia passare in secondo piano la notizia della morte di Barbesino, a cui si dà invece risalto nel 1943 con l’organizzazione di un torneo a lui intitolato, la Coppa Barbesino, a cui partecipano squadre di militari integrate con calciatori professionisti.

Barbesino in una leva della Roma
Barbesino in una leva calcistica della Roma
La morte di Barbesino su Il Calcio Illustrato
La morte di Barbesino su Il Calcio Illustrato nel 1943

Curiosità su Luigi Barbesino

  • Tra i meriti di Barbesino c’è quello di aver spostato Guaita da ala a centravanti, con il Corsaro Nero che diventa un bomber implacabile;
  • Luigi Barbesino è presente al provino di Amadei nell’estate del 1935, quando il ragazzino di Frascati viene tesserato dalla Roma. E lo fa poi esordire in Serie A non ancora sedicenne;
  • Barbesino è alla guida della Roma nel cinque a zero alla Lazio del 1 novembre 1933. Ancora oggi il maggiore scarto registrato in un derby. Ed è la sua Roma ad espugnare per prima il Comunale di Torino battendo la Juventus il 29 marzo 1936. Mai nessuno ci era ancora riuscito in Italia;
  • Il tecnico piemontese figura al quinto posto nella classifica degli allenatori della Roma per numero di panchine ed è quello con più presenze fino all’avvento di Nils Liedholm.

“Era un uomo dalla corporatura che metteva soggezione, me lo ricordo in quanto andava a mangiare con la squadra nel ristorante vicino a casa mia. Aveva una forte personalità che spesso lo rendeva un po’ antipatico ma era sicuramente un uomo di comando”