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Fulvio Bernardini: semplicemente “Fuffo nostro”

Insegna del Centro Sportivo di Trigoria
La casa della Roma intitolata a Fulvio Bernardini

Fulvio Bernardini torna a casa

Per spiegare Fulvio Bernardini bandiera della Roma basterebbe pensare al fatto che a lui è intitolato il Centro Sportivo di Trigoria, la casa della Roma. Ma è bene chiarire i suoi inizi alla Lazio per fugare ogni ombra sul suo “romanismo”. Iniziamo col dire che Bernardini alla Lazio ci finisce per caso, soltanto perché trova chiuso il cancello della Fortitudo, sua meta prescelta per tirare calci al pallone. Il futuro campione è un ragazzino di tredici anni e il calcio è ancora una questione di quartiere, il professionismo non è neanche un pensiero lontano e la Roma ancora non esiste. Per di più, il giovane Fulvio inizia nel ruolo di portiere. Se non bastasse tutto questo, Bernardini lascia la Lazio nel 1926 sbattendo la porta, pagando di tasca sua una penale e facendolo per interposta persona, senza neanche volerli rivedere per un’ultima volta. 

Un piccolo tifoso inneggia a Fulvio Bernardini sui muri di Roma
Un piccolo tifoso scrive la celebre frase: W Fulvio, W la Roma
Bernardini tra i tifosi della Roma
Circondato dai tifosi della Roma nel luglio 1934

Fulvio Bernardini bandiera della Roma di Testaccio

Lo scenario cambia radicalmente nella stagione 1927-28 con la Roma che disputa il primo campionato della sua storia. Il 4 marzo 1928, in occasione dell’ultima giornata, la Roma ospita e batte l’Inter per tre a zero al Motovelodromo Appio. Tra i nerazzurri gioca, con la casacca numero dieci, proprio Bernardini. I tifosi per festeggiare l’obiettivo raggiunto portano in trionfo Fulvio che si sfila la maglia dell’Inter e indossa quella della Roma, mandando in delirio la folla. Alla partita assiste il neo-presidente Sacerdoti che capisce che il posto giusto per quel figlio di Roma è nella squadra giallorossa e lo riporta nella capitale l’anno successivo. Stavolta la Roma c’è e Bernardini accetta entusiasta il trasferimento. Ed è così che nasce la leggenda di Fulvio Bernardini bandiera della Roma di Testaccio e per tutti i tifosi semplicemente “Fuffo nostro”. Riprendendo il nomignolo datogli dalla sorellina del suo amico Finesi con l’aggiunta di quel “nostro”: di Roma e dei romanisti.

Bernardini riceve medaglia da tifosi
Un giovane Bernardini riceve la medaglia d'oro dai tifosi della Roma
Fulvio Bernardini bandiera della Roma di Testaccio
Fulvio Bernardini bandiera della Roma di Testaccio

Bernardini racconta la Roma

Il senso di appartenenza di Bernardini con la Roma non si esaurisce con l’esperienza sul campo, terminata nel 1939 e senza vincere alcun trofeo. Perdendone però due di un soffio di cui uno proprio in seguito al suo rifiuto di accettare una combine. Il “dottore”, talento più cristallino e colto di Roma, torna infatti agli inizi della sua carriera (che in futuro sarà rosea) in panchina. E nel tempo diviene memoria storica della squadra giallorossa, tramandando negli anni aneddoti e ricordi relativi ai primi anni di vita della società. Può infatti contare su notevoli doti oratorie e di scrittura. Ed è così che al personaggio Bernardini sono ispirati tanti libri (come il Forza Roma-La Roma ai tempi di Ferraris IV e Bernardini del grande Vittorio Finizio) e lui stesso ha collaborato alla notevole opera di ricostruzione storica (libro più vinile) compiuta da Sandro Ciotti e sostenuta da Picchio De Sisti, La Roma racconta. Opera che può valersi della sua prefazione e della sua voce a fissare nella storia tantissimi episodi preziosi. 

Bernardini coi compagni della Roma
Bernardini, terzo in piedi da sinistra, con i compagni della sua esperienza romanista (Archivio AS Roma)