Toninho Cerezo romano di adozione
Toninho Cerezo romano di adozione, uno di noi
Toninho Cerezo arriva a Roma subito dopo la conquista dello scudetto del 1983. Per formare, insieme ad Ancelotti, Falcao e Bruno Conti, il miglior centrocampo della nostra storia, e forse non solo. Ma per spiegare il suo legame con il popolo giallorosso non bisogna attingere al suo genio calcistico o al modo particolare di muoversi in campo. Dobbiamo invece pensare al suo “bisogno”, quasi fisico, di entrare in sintonia con i tifosi. Alle sue braccia levate al cielo per richiamare il pubblico nei momenti di gioia come in quelli di difficoltà, all’energia profusa in campo. E forse anche ai calzettoni abbassati quasi a volerlo testimoniare. Ed il tifoso tutto questo lo capisce subito e s’innamora dell’uomo prima ancora che del calciatore. Pure straordinario. E per questo le elegge romano di adozione. Cerezo rimane a Roma tre anni e sono tre anche i ricordi con i quali proviamo a raccontare un rapporto speciale.
La dichiarazione d’amore della Sud a Cerezo
Il centrocampista brasiliano sbarca a Roma ma sembra esserci da sempre: giocate incredibili e una sintonia con Falcao del tutto naturale. Ma con l’inverno le cose si complicano e la saudade prende il sopravvento. Domenica 22 gennaio 1984 all’Olimpico è di scena la Sampdoria e la Curva Sud è tutta per lui. Due stendardi gialli con il suo nome scritto in rosso. Ma, soprattutto, un grande striscione di incitamento che recita in portoghese “Vai nessa Toninho, a Torcida te da una forca”, come suggerito ai tifosi dal giornalista Alberto Mandolesi (cfr. Roma 80 di Alberto Mandolesi – NED Edizioni 2017). Una dichiarazione d’amore che fa più o meno “Daje Toninho, i tifosi ti danno una mano” e che dà una svolta alla storia del fuoriclasse a Roma.
L’amore incondizionato dei tifosi per Toninho
Per il secondo ricordo facciamo un salto avanti di due anni. Al 2 marzo 1986, con la Roma di Eriksson in piena rimonta nei confronti della Juventus capolista. All’Olimpico stavolta arriva l’Inter e Cerezo disputa una partita memorabile. Macchiata però da due errori dal dischetto che lo fanno sprofondare, lui così emotivo, nella disperazione. Il pubblico anche stavolta capisce il momento di difficoltà e grida senza sosta il suo nome. Uno degli episodi di romanticismo calcistico più alti della nostra storia. “Da un’altra parte sarebbe successo il finimondo, invece all’Olimpico no. Tutti gridavano il mio nome. Non troverò mai più un pubblico affettuoso come quello di Roma” dirà lo stesso Cerezo.
La sintesi del rapporto tra Toninho Cerezo, romano di adozione, e i tifosi della Roma
La sintesi del rapporto tra Toninho e i tifosi della Roma sta tutta negli ultimi cinque minuti disputati con la nostra maglia. Il 14 giugno 1986 va in scena nella capitale la finale di ritorno di Coppa Italia contro la Sampdoria. La Roma è in formazione rimaneggiata anche per via dei Mondiali che si stanno giocando in Messico. Cerezo non può prendervi parte a causa di un infortunio che lo relega in panchina anche in questa finale. Il brasiliano, per di più, è in rotta con Dino Viola ed è destinato al trasferimento proprio alla società ligure. A cinque minuti dal termine Eriksson gli concede il giusto tributo dei suoi tifosi, che vogliono vederlo in campo un’ultima volta. Poco dopo il suo ingresso, Toninho si avventa sul cross di Impallomeni e trafigge di testa Bordon. Primo pallone toccato e gol che mette al sicuro la Coppa Italia. Il pubblico, in delirio, lo saluta così. Toninho Cerezo, romano di adozione, è come se non avesse mai lasciato Roma.