MARIO BOSSI
Mario Bossi è un centrocampista del Roman, una delle tre società fondatrici della Roma. Inizia a giocare nel Latina di San Giovanni e poi entra nella compagine aristocratica con sede in Via del Corso a quattordici anni. È uno dei quattro atleti selezionati del Roman, con Carpi, Ricci e Maddaluno, per la prima Roma della storia e per questo i dirigenti romanisti durante l’estate del 1927 si recano a casa di Bossi in Via Emanuele Filiberto 207 per fargli firmare il cartellino in cambio di un compenso di trecento lire più rimborso spese. Serio, umile e abile nel gioco, Bossi si rivela il compagno di squadra ideale.
Mario Bossi protagonista nella Coppa Coni 1928
Nell’estate del 1927 Bossi disputa le prime amichevoli della Roma schierato nella squadra B oppure nel gruppo di titolari con la maglia numero dieci. La concorrenza è tanta e durante il campionato Bossi non scende mai in campo. Per la prima presenza bisogna attendere il 15 luglio 1928, in occasione dell’ultima gara del girone eliminatorio della Coppa Coni, il trofeo riservato alle squadre che non si sono qualificate per la fase finale del campionato. All’Appio la Roma, che ha già vinto il girone, ospita la Pro Patria e Bossi va in rete dopo appena cinque minuti ed è protagonista nel cinque a uno finale. È poi nuovamente in campo nella finale di ritorno contro il Modena, terminata due a due, e ancora nello spareggio vittorioso di Firenze del 29 luglio 1928.
La concorrenza con Bernardini
L’arrivo nell’estate del 1928 di Fulvio Bernardini alla Roma condiziona la carriera di Bossi. Tutti gli allenatori che siedono in panchina nelle quattro stagioni successive, da Garbutt a Baar passando per Baccani e Burgess, lo schierano in campo in non più di una manciata di partite a stagione. Il percorso poteva prendere una direzione diversa se il 15 marzo 1931 Bossi fosse sceso in campo nel trionfo per cinque a zero contro la Juve, come preannunciato anche dalla stampa. Ma all’ultimo Burgess preferisce inserire De Micheli a terzino con lo spostamento di Ferraris IV a mediano al posto proprio di Bossi. E nonostante l’ungherese Baar, dopo il suo approdo in corsa sulla panchina della prima squadra nel 1931-32, riponga fiducia in Bossi e si riprometta di farne un grande giocatore. A fine anno sono proprio i consigli dell’amico Fulvio Bernardini a convincere Bossi a trasferirsi alla Sampierdarenese.
Curiosità su Mario Bossi
- Al ritorno da una trasferta i compagni di squadra, capitanati da Ferraris IV, gli tagliano i pantaloni e teme di dover tornare a casa in mutande. Ma prima dell’arrivo nella capitale gli stessi compagni gli regalano un paio di pantaloni nuovi in quello che è una sorta di battesimo di Bossi nello spogliatoio romanista;
- Il 15 giugno 1930 a Campo Testaccio si gioca Roma-Torino e Bossi, ufficiale militare, è di turno presso la caserma di Via Marsala. Poco prima dell’inizio della partita, Bossi riceve la visita di Cerretti, inviato da Burgess per reclutarlo in seguito all’infortunio di D’Aquino. La Roma vince per tre a zero ma Bossi rischia la galera e si salva perché il comandante chiude un occhio;
- La carriera di Bossi termina prematuramente sul finire della stagione 1934-35 quando era in odor di convocazione per le Olimpiadi del 1936. Il bolognese Fedullo gli rompe rotula e legamenti del ginocchio destro con un fallo di una gravità tale da indurre il giornalista Renato Tosatti, papà di Giorgio, a una sua censura sulla stampa;
- Mario Bossi confessa che l’unica consolazione relativa ad una carriera terminata anzitempo è di non aver mai dovuto affrontare la sua Roma da avversario.